L’esperienza della scuola dell’infanzia “Gianni Rodari” di Marghera-Venezia

Vorrei iniziare questa comunicazione/riflessione partendo dal vissuto adulto, in particolare dalla testimonianza delle colleghe che, allontanatesi dalla scuola per motivi diversi, hanno avvertito il vuoto relazionale successivo, la fatica, ma anche la sfida, a ricreare quella quotidianità condivisa così ricca dal punto di vista umano e stimolante dal punto di vista cognitivo, che è specifica della scuola e (mi sia concesso) della scuola dell’infanzia in particolare. 

Questa testimonianza, preziosa in questi giorni di forzata lontananza e chiusura dei plessi, si è offerta come spunto utile ad una rivisitazione della qualità della relazione a scuola, dell’importanza che questa riveste nella vita del singolo e del gruppo, a partire dai vissuti personali ma anche accedendo a quell’insieme di apporti teorici che, già molti anni fa, Cinzia Mion ci ha offerto, convincendoci che la qualità della relazione in un ambiente educativo è frutto non solo dell’attitudine delle persone, ma della loro acquisita professionalità.

In un ambiente così formato, la vita delle bambine e dei bambini, dopo la “faticosa” fase dell’inserimento, si svolge in un sottile ma solido tessuto di routines rassicuranti che lascia spazio alla libera espressione di bisogni e interessi conoscitivi veicolati, le ricerche lo ribadiscono, attraverso la relazione con i pari che compongono il gruppo sezione. La quotidianità di ognuno, acquista significato e valore nel tempo vissuto con gli altri e la condivisione si rivela presto talmente “intima”, che diviene difficile pensare che questa forzata interruzione, imposta dall’emergenza coronavirus, non rappresenti un’esperienza forte per le bambine e i bambini  che si trovano a viverla, richiedendo uno spazio di espressione e successiva rielaborazione.  

La Dirigente scolastica dell’istituto comprensivo presso il quale lavoro (1) ha sensibilmente condiviso con una psicologa la lettura emotiva del vissuto di bambini e adulti (insegnanti, ma anche genitori) in questo particolare momento, non concentrando tutta l’attenzione sui contenuti e gli strumenti della “didattica a distanza” bensì considerandoli come mezzi tesi a garantire, innanzitutto, la costruzione di un tessuto comunicativo volto a compensare l’innegabile “frattura” relazionale realizzatasi in questi giorni. 

Devo riconoscere che il mio rapporto con il mondo digitale, così difeso e scettico, si è sensibilmente modificato grazie alla competenza e lungimiranza delle mie colleghe, le quali, formate come me ad apprezzare il valore della “presenza” e dell’interazione diretta, mi hanno convinta circa l’utilità di alcune importanti risorse. Prima tra tutte, la possibilità di “riunirci” attraverso Hangouts meet, integrato a “ Google suite for education”, che consente di effettuare videochiamate e videoconferenze. La metafora che sottende a questo mezzo, esplicitata dalla traduzione “luogo di ritrovo” soddisfa il bisogno di presenza cui accennavo prima e ci ha consentito di incontrarci, ognuna da casa propria, e dare un riconoscimento al condiviso senso di disorientamento, riprendendo poi il filo dell’attività progettuale. Diversamente dalle mie aspettative, questi incontri si sono rivelati estremamente proficui: la comunicazione, mediata dalla turnazione imposta dallo strumento, è stata sempre tanto autentica quanto efficace e le riunioni realizzate fino ad ora (di circa due ore l’una) hanno avuto riscontro anche nell’attivazione di approfondimenti professionali personali. E’ nel corso di questi incontri che noi insegnanti abbiamo condiviso l’intento di non interrompere il filo relazionale con i bambini (prioritariamente) e le loro famiglie, tenendo conto dei (grossi) vincoli indotti dal rispetto della privacy, inviando innanzitutto dei saluti personali, di noi maestre. Qualche genitore, infatti, si era fatto portavoce dello sconcerto (ma anche della preoccupazione, in alcuni casi) esplicitato da alcuni bambini per non veder più le loro insegnanti. Così da casa, visibilmente immerse nel proprio “mondo privato”, con in braccio il gatto o qualche oggetto personale, ognuna di noi ha inviato il proprio saluto e di seguito, si è impegnata a registrare una serie di letture di albi illustrati (tra quelli disponibili nella propria abitazione) garantendo l’approccio e le modalità adottate a scuola, così familiari ai bambini del plesso, e a quelli di sezione (che, ascoltandole, hanno riconosciuto la voce della loro maestra). La restituzione che i bambini hanno offerto è stata da subito positiva e ci ha incoraggiate a proseguire per questa strada. 

Alcuni titoli: 

  • M. Curato, “Piccolo Elliot nella grande città”, il Castoro, Milano, 2016;
  • N. Costa, “La nuvola Olga e il temporale” da “Le più belle storie della Nuvola Olga”, Emme ed, Milano, 2018;
  • A. Scheffler e J. Donaldson, “Una casetta troppo stretta”, Emme ed. Milano, 2003;
  • A. Sanders, “Liberatemi”, Babalibri, MI, 2008;
  • R. Piumini, (illustraz. S. Cordero), “BUM BUM BUM” tratto da “C’era un bambino profumato di latte”, oscar Mondadori, Milano, 1988;
  • L. Lionni, “Pezzettino”, Babalibri, Milano, 1975;
  • F. Fiorenzoni, “Il cogniglietto di Pasqua”, wordpress.com, 2014; 
  • R. Piumini, “Primavera”, tratto da “Mesi in rima”, EDP ed, 2001;
  • Attilio e Karen, “Il pulcino e il lupo”, Giunti, Firenze, 2002;
  • R. Piumini e G. Caviezel, “Questa è la mia faccia”, in CD “la gatta sonnambula”, Dollswip etichetta;

A queste letture si sono aggiunti dei video che si distinguono dai prodotti sopra menzionati in quanto completamente realizzati in proprio: una breve storia animata con le mani, un indovinello-filastrocca formulato a partire da un’immagine da decifrare e due racconti illustrati. Ognuno di questi elaborati recupera le modalità e i mezzi largamente usati nella scuola dell’infanzia, la cui “impronta” è riconoscibile da tutti i bambini, presentati in forma digitale per valorizzarne la comunicazione a distanza. Uno in particolare, “VOGLIO USCIRE”, realizzato da una collega attraverso un’applicazione (Keynote), sembra suggerire a chi lo ascolta una risposta adulta “accogliente e rassicurante” a un bisogno largamente sentito in questo momento. Accostando la voce di un bambino a quella di fiori, animali ed elementi naturali in uno sfondo stagionale significativo, quale quello primaverile, la narrazione si sofferma sul valore dell’attesa, offrendo una risposta ai quesiti di questo momento che aggiunge, al valore simbolico sotteso ad ogni lettura di qualità, la rassicurazione di un tono pacato che induce a guardare con speranza ad un domani percepito come “vicino”. 

VIDEO COLLEGABILI:  

  • A. Sanders, “Liberatemi!”, Babalibri, Milano, 2008; (Letto da Susanna Fascina)
  • L. Lionni, “Pezzettino”,  Babalibri, Milano, 1975; (Letto da Iliana Pagliei)
  • A. Scheffler e J. Donaldson, “Una casetta troppo stretta”, Emme ed, Milano, 2003; (Letta da Chiara Alecci)

Alle letture, proposte inizialmente nel sito dell’istituto e successivamente caricate sul canale “You tube”, attivato attraverso un link fornito ai visitatori del primo, è seguita la creazione di una “pagina” dedicata alla “Giornata nazionale” della poesia, celebrata il 21 marzo. Sono state postate per l’occasione nel sito sopra menzionato, in versione audio, le recitazioni di numerose filastrocche e poesie di autori noti (G. Rodari, R. Piumini, F. Fiorenzoni, G. Quarenghi, L. Marchesini, S. Giarratana, Tognolini).

Il riscontro, fino ad ora positivo, incoraggia noi insegnanti a proseguire in questo senso, raggiungendo l’intento che ne è stato il motore: non interrompere il filo della comunicazione e della relazione con i bambini. 

La proposta di Roberto Lovattini, resa nota in questo blog, si inserisce nel dibattito progettuale interno al gruppo insegnante e invita a “dar voce ai bambini”, attraverso le forme e i linguaggi a loro più congeniali in relazione all’età. Offre loro l’opportunità di raccontare l’esperienza di questo momento: il tempo trascorso a casa, le scoperte e i giochi, le modalità impiegate per “raggiungere” gli amici. Diffusa e incoraggiata indicando contenitori virtuali o reali cui indirizzare questi elaborati (un blog, un sito o un mezzo stampa), si rivela una proposta che integra e alimenta il flusso comunicativo da un polo all’altro: dal bambino all’adulto, dalla casa alla scuola, al vasto mondo e viceversa, offrendosi come importante metafora per tutti. A questo scopo, per le bambine e i bambini della “scuola dei piccoli”, il contenitore in cui riporre, mediate, le esperienze nuove e insolite e le emozioni di questi giorni, potrebbe essere recuperato tra gli strumenti elaborati dal gruppo infanzia dell’mce: la scatola personale. Realizzata in casa impiegando materiali di recupero allo scopo di personalizzarla, la scatola potrebbe essere investita simbolicamente come spazio in cui riporre le cose da conservare e raccontare ai compagni e alle maestre. Potrebbe anche essere fotografata e collocata in un “contenitore” virtuale alla portata dell’intero gruppo sezione, per ricreare quella modalità operativa, alla quale i bambini sono abituati, che prevede la messa in comune dei singoli prodotti e apporti finalizzandoli ad un unico, grande elaborato. Buone pratiche, aggiornate alle necessità (e alle limitazioni) dei tempi del coronavirus. 

                                                                         Roberta Sambo

Insegnante m.c.e scuola dell’infanzia “Gianni Rodari di Marghera-Venezia (Istituto comprensivo C. Baseggio) unitamente alle colleghe: 

Chiara Alecci, Giovanna Bettini, Monica Bosco (i.r.c), Rosaria Lo Curto, Stefania Crepaldi,  Anna Pantarotto, Susanna Fascina, Iliana Pagliei (ref di plesso). 

(1) Dirigente scolastico: dottssa Elisabetta Celiberti