LA MAGIA DELLA SCRITTURA COLLETTIVA

Anche a distanza è possibile continuare a coltivare le relazioni all’interno della comunità che la classe costituisce, mantenendo vivo l’interesse di tutti verso ciò che i compagni dicono, scrivono e raccontano.

Un esercizio comunitario dà a chi lo mette in atto la consapevolezza di costituire qualcosa, di essere gruppo. Ed un organico apprendimento della lingua non può che passare attraverso la libertà di esprimersi in un contesto di rapporti affettivi.

Paul Le Bohec, maestro francese del movimento Freinet, a lungo collaboratore di Celéstin ed Elise Freinet, ha elaborato una propria proposta originale, un laboratorio di scrittura collettiva.

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Si gioca sul rapporto individualità-collettività, in quanto ognuno/a è sé stesso/a in interazione con altri.

Si gioca sulla sorpresa, sulla curiosità, sull’attesa degli effetti sempre diversi che si producono.

Si supera il timore della scrittura, il panico del foglio vuoto.

Si gioca sull’evocazione consentita dalla parola (la parola evoca, rimanda, richiama…) e sul pensiero che la parola ‘trascina’ con sé.

Si scopre come cambia il significato attribuito da ciascuno in base al cambiamento di contesto.

Si sperimenta il piacere delle parole in libertà, delle infinite possibilità della scrittura, dello scambio e del dialogo con gli altri.

Poiché la mente tende sempre a connettere, si costruiscono sempre nuove connessioni, fino a… costruire trame di parole legate in intrecci forniti di coerenza e coesione a partire dall’assenza di connessioni.

Si può giocare con giri di parole, giri di frasi, anche giri di ‘insulti’ (se si è sufficientemente in confidenza…) o giri di complimenti; giri di versi poetici; infine con giri di racconti in cui ognuno/a aggiunge una parte e via via storie inattese si configurano per magia.

Si esplorano così le diverse dimensioni della scrittura: il rapporto con sé, con gli altri, con la realtà e il mondo, la trasfigurazione fantastica, l’espressione – creazione, le convenzioni da rispettare o da ‘rompere’, a volte anche il risarcimento dalle ferite e dalle ingiustizie della vita, si scopre come convivono in ognuno l’homo sapiens e l’homo demens… Data la possibilità di ‘nascondersi-confondersi’ nel gruppo l’individuo si lancia, emerge, affida i propri pensieri senza timore. Si sente protagonista, libero dal timore del giudizio, del confronto, della valutazione.

 Da ‘Ah! Vous écrivez ensemble!’ di Paul Le Bohec

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Questi e altri giochi linguistici predispongono favorevolmente a un uso libero della parola scritta e al produrre insieme:

Giro di parole: inizialmente ognuno è invitato a scrivere a turno una sola parola senza poter leggere ciò che hanno scritto gli altri partecipanti, formando così. Leggere insieme tutti gli accostamenti casuali provoca molte risate, scioglie il ghiaccio, rilassa.

Giro di frasi: dopo alcuni giri con le parole si propone di scrivere una frase, anche in questo caso non visibile ad altri.

Giro di versi su un argomento proposto a turno: si può scrivere un verso di una ipotetica poesia o un’immagine che il tema rievoca (es.: la mia scuola, la classe, la mia casa, i miei compagni, il gioco, libertà…).

Giro di racconti: ogni partecipante, a turno, scrive un pezzo di un racconto, senza poter leggere i contributi dei compagni che lo hanno preceduto. Si legge insieme la storia inedita, sorprendente, che si è formata: dalla constatazione dello scollamento, della disorganicità, comincia a nascere l’esigenza di una coerenza fra le parti.

Inventario: ogni partecipante scrive cosa contiene… la borsetta della maestra, lo zaino di un compagno, il comodino da notte della zia… Si producono repertori buffi che aumentano il piacere di scrivere insieme.

Riscrittura di testi giocando sui registri e su una varietà di forme di manipolazione, interpolazione… (cfr. Raymond Queneau, “Esercizi di stile”, Einaudi).

Alcuni esempi…